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Il cognome “Fontana” Nell’anno 2000 erano quasi 20.000 le famiglie Fontana abbonate al telefono in Italia. Erano 1021 in provincia di Vicenza, solo 226 in provincia di Treviso. Secondo il Caffarelli questo cognome occupa il 22° posto per frequenza in campo nazionale. E’ diffuso soprattutto al Nord; nel Veneto occupa il 30° posto. Cucchus e De Fontana E’ il gennaio 1622. Nella parrocchia di Corbanese viene battezzata una Fontana, Giacoma, figlia di Giovanni che abita a Somera. Padrino è un altro Fontana. Si chiama Giovanni Pietro ed è di Formeniga. Il rettore della parrocchia, che stende l’atto di battesimo in latino, per distinguere i due Fontana identifica Giovanni col soprannome Cucchus e Giovanni Pietro col cognome “De Fontana” (doc. 1). 1622. Die prima Ianuarii Iacoba filia Joannis Cucchi incolae Somerae (et) eius uxoris fuit baptizata in ecclesia Corb. Per me rectorem. Patrinus fuit Jo. Petrus de Fontana de villa Formenicae. Il soprannome Cuc ( Cuch , Cuco , “Cucchus” negli atti scritti in latino) nei secoli scorsi veniva dato abitualmente al marito che era costretto a ‘ndar cuc , cioè ad abitare nella casa dei genitori della sposa. Esiste nella parlata locale anche l’espressione “laoràr pai cuc”, attribuita al padre che avendo, suo malgrado , solo figlie, “lavora per i generi!”. Origine del cognome Fontana Il toponimo dialettale Fontana (dim. fontanèl, fontanèla) indicava in passato la presenza in loco di una sorgente. L’espressione de Fontana , destinata poi a diventare il cognome Fontana, identificava quindi, nei documenti in latino del tardo medioevo, una famiglia che abitava nei pressi di una sorgente o risorgiva conosciuta e frequentata. Nella zona a sud-ovest di Tarzo il cognome Fontana appare già in diversi atti del 1600. Michelon e Tomasi, nella loro recente opera “Gente di Tarzo”, citano un Zuane di Menego Fontana nato ad Arfanta nel 1692 e sposatosi, sempre ad Arfanta, nel 1717. Ma il citato documento del 1622 fa supporre che il cognome fosse più antico e risalisse quindi al secolo o ai secoli precedenti, tanto è vero che la presenza in quell’anno dell’appellativo Cuc dimostra come già da tempo era sorto un soprannome per distinguere un colmello dei Fontana che si era staccato dal ceppo principale. Per la cronaca, in documenti del 1800 si troverà anche, per altri Fontana che esercitavano il mestiere di mugnai, il soprannome di Borca . Origini dei Fontana Si è appena detto che già nel Cinque - Seicento i Fontana sono presenti in tutto il territorio a sud-ovest di Tarzo, pecisamente nelle località Arfanta, Somera, Formeniga e, soprattutto, Corbanese. Anche i nostri Fontana Cuc figurano spesso a Corbanese. L’impressione, però, è che essi fossero particolarmente numerosi ad Arfanta. Arfanta divenne parrocchia nel sec. XV, ma nel 1672 fu ridotta a comparrocchiale o curazia di Corbanese fino al 1947 quando ritornò parrocchia indipendente. Molti Cuc, quindi, pur essendo di Arfanta, venivano registrati nella parrocchia di Corbanese. Vengono portati come esempi di Fontana sparsi nella zona Arfanta-Formeniga i doc. 2, 3, 4, 5. Il 23 novembre 1665 si sposa a Corbanese Domenico figlio di Matteo Fontana della parrocchia di Formeniga . …nullo impedimento detecto, ego Antonio Gironcolo rector Dominicum filium Matthei Fontana de parochia Formenicae et Maria filia Petri Zorgni de Corbanesio interrogavi eosque mutuo abito consensu solemniter per verba de presenti matrimonio coniunxi…. Il 26 settembre 1689 si risposa Domenico del fu Matteo Fontana. Il parroco annota che abitava un tempo nella parrocchia di Ceneda ed ora appartiene a questa di Corbanese. …contractum fuit matrimonium per verba de presenti inter Dominicum filium quondam Mathei Fontana olim de cura Cenetae nunc de hac parochia et Justina filia quondam Dominici… Il 14 febbraio 1692 Maria, figlia di Antonio Fontana, sposa Antonio Dal Col. Il parroco specifica che Maria (e quindi anche i suoi familiari) apparteneva un tempo alla parrocchia di Formeniga ed ora abita invece in quella di Corbanese. Contractum fuit matrimonium per verba de presenti inter Antonium… filium Georgi Dal Col . et Maria filia quondam Antonii Fontana olim de Formenica nunc huius parochiae…. Il 22 febbraio 1722 viene battezzato Domenico figlio di Mattio Fontana detto Cuco e di Maria sua moglie. Padrino è Giambattista del fu Donà Moschet. Il parroco di Corbanese Mattio Rosolen specifica (sono pochissimi a farlo) che Mattio Fontana è di Arfanta (compresa in quel periodo, lo ricordiamo ancora, nella parrocchia di Corbanese). Domenico figlio di Mattio Fontana dicto Cuco della mia cura d’Arfanta nato in circa la meza notte et di Maria sua moglie fu battizato da me Mattia Rosolen parroco et tenuto da Zambattista quondam Donà Moschet. Limiti della ricerca Noi seguiremo, ovviamente, solo l’albero genealogico dei Fontana Cuc di Solighetto, dove un ramo dei Fontana Cuc di Arfanta si stabilì a fine Settecento facendo, a quanto pare, un po’ di fortuna. I registri parrocchiali di Pieve dal 1800 al 1855 e quelli di Solighetto, divenuta parrocchia, dal 1856 a tutto il Novecento, consentono una ricostruzione dei Fontana Cuc abbastanza regolare, anche se si corre il rischio di fare confusione con altri Fontana, abitanti nella parrocchia di Pieve, che non hanno ascendenti comuni con i nostri. Molto più difficile è risalire ai secoli precedenti. Non disponiamo dei registri di Arfanta, quando era parrocchia prima del 1672. I registri di Corbanese partono dal 1600 circa, ma si presentano lacunosi o generici. Spesso, ad esempio, soprattutto per le donne, l’estensore trascura il cognome o la paternità o l’età anagrafica. Si aggiunga il fatto che tra il 1600 ed il 1800 i Fontana Cuc scompaiono più volte, forse andando ad abitare temporaneamente altrove, per poi ricomparire dopo qualche decennio. I risultati della ricerca sono quindi soddisfacenti, ma incompleti. Soddisfacenti, perché si è riusciti a ricostruire un albero genealogico di 11 generazioni. Questo è stato consentito incrociando i dati disponibili dei battesimi, matrimoni e morti; tenendo presente l’usanza anche dei Fontana di tramandare talvolta il nome del nonno ad un nipote; seguendo il soprannome Cuc spesso riportato dal parroco accanto al cognome Fontana. Soddisfacenti, perché si hanno ottime probabilità di aver individuato perfino il luogo di residenza degli antichi Fontana, da cui si è staccato il ramo dei Fontana Cuc. Incompleti, perché la genealogia è delineata solo nelle linee essenziali. Infatti sono stati trascurati od omessi dei “rami” laterali che i dati non consentivano di ricostruire completamente. Paulin, il patriarca. Come sempre accade nella genealogia di un casato, non si può che partire, risalendo a ritroso la storia della famiglia, dal primo antenato di cui i documenti fanno menzione. Nel nostro caso il “patriarca” è Paulo , un nome che ricorrerà in molti discendenti ed era forse consuetudinario anche nei suoi ascendenti. Paulo doveva essere molto basso di statura, poiché appare negli atti quasi sempre col diminutivo di Paulin . Di lui sappiamo ben poco; sappiamo anzi solo che è molto longevo, date le aspettative di vita di allora. Muore, scrive il parroco Rosolen, nel 1730 all’età di 83 anni circa; era quindi nato, anno più anno meno, nel 1647 (documento 6). Forse era una persona pia, poiché il parroco specifica che fu sepolto nel cimitero di Corbanese con l’intervento suo e di altri religiosi , annotazione questa che raramente compare in altri atti registrati da questo parroco. Addì 9 settembre 1730. Paulino Fontana d’anni 83 in circa ricevuti li santissimi sacramenti della chiesa passò da questa ad altra vita, et il suo cadavere fu sepolto in questo cimiterio con l’intervento di me Mattio Rosolen parroco et altri religiosi. Nel 1684 da Paulin nasce Antonio che il 26 aprile 1706 sposa una ragazza della stessa età, Giacoma doc. 7). Contractum fuit matrimonium inter Antonium filium Paulini de Fontana de hac parochia et Jacoba filia Valentini de Dominichino de plebe antedicta nunc incola Corbanesii Ma Giacoma è sfortunata e muore all’età di soli 26 anni, dopo 4 anni di matrimonio, nella parrocchia di Corbanese. Antonio attende tre anni e poi si risposa con Maria. E’ questo un matrimonio fertile con almeno sei figli. Il quartogenito, Paulino, darà vita ad un ramo piuttosto consistente. Ma è l’ultimogenito Mattio, nato intorno al 1725 e sposato nel 1748 con Elisabetta Vanzella, ad avere una discendenza che si è perpetuata fino a noi. I Fontana Cuc a Solighetto E’ nel tardo Settecento, intorno al 1790, che alcuni Cuc di Arfanta, villici, si trasferiscono a Solighetto, molto probabilmente fittavoli dei Conti Brandolini. Si tratta dei (o di alcuni) figli proprio di Mattio (o Matteo) che moriranno tutti nella parrocchia di Pieve di Soligo (Solighetto non era ancora parrocchia): Giovanni nel 1806, Giovanna Angela nel 1809 (o 1804), Vincenzo nel 1813 e Giuseppe nel 1814. Sarà proprio quest’ultimo, Giuseppe, nato ad Arfanta intorno al 1750 e marito di Margherita Gallon, detta Bastianuz, ad avviare una lunga discendenza a Solighetto. Egli giunge a Solighetto portando con almeno sei giovani figli, tutti nati ad Arfanta. Quattro di questi (Domenico, Giobatta, Matteo, Valentino) si sposeranno a Solighetto ed incrementeranno la presenza dei Fontana Cuc in questo paese. Altri Cuc a Corbanese Alcuni Cuc, imparentati con i nostri di Solighetto, restano nella zona di Corbanese e dintorni. A quanto pare, dagli atti, non sono numerosi. Alcuni appartengono senz’altro al colmello discendente da Fontana Cuc Pietro del fu Sebastiano. Poiché Sebastiano, marito di Maria Perencin, non compare negli atti di nascita e di morte di Corbanese, è probabile che anche questi Cuc provenissero da Arfanta o da Formeniga. Sebastiano è figlio o, forse, nipote del menzionato Giuseppe nato nel 1750 c.a. Pietro sposa nel 1829 Angela Bottega detta Miot da cui avrà i figli: Sebastiano 1832, Angelo 1836, Anna Maria 1839, Giuseppe 1842, Maria 1844. Il figlio Sebastiano sposerà nel 1860 Giovanna Tardivel da cui avrà i figli Pietro Paolo 1862, Angelo 1864, Cattarina 1868, Angela 1867, Angela 1868, Giovanni 1870, Andrea 1872, Francesco Giuseppe 1875. Un altro figlio di Pietro, Angelo, sposerà nel 1872 Maria Luigia Collodel da cui avrà i figli: Giovanna 1872, Giuseppe 1874, Pietro 1876 e Luigi 1878. Citeremo fra poco altri Cuc rimasti a Corbanese. Perché alcuni Cuc si trasferiscono a Solighetto? I Cuc sono, come si è detto, “villici”, cioè contadini. Non dovremmo essere lontani dal vero affermando che essi accettano o chiedono di trasferirsi a Solighetto di fronte allo spettro della fame. E’ la fine che fanno diversi Cuc rimasti in quel di Corbanese, qualche anno dopo che i nostri erano partiti per Solighetto. Solo per citare un anno, il 1817, caratterizzato da gravissima penuria di viveri e dal tifo, ben quattro Cuc muoiono di fame a Corbanese: Giuseppe a 6 anni per “consunzione da inedia”, Augusta a 10 anni per “consunzione”, Maria Maddalena a 5 anni per “inedia” e Catarina a 56 anni per “pellagra ed idropisia”. Una conferma indiretta della tragica situazione socioeconomica in quel periodo ci viene dal registro dei morti, con un notevole incremento dei decessi. Molti di questi sono pargoletti o bambini “adottati” dalle famiglie contadine. Si tratta di trovatelli che portano il cognome di Del Pio Luogo o Della Pietà o Del Pio Ospitale (di Treviso o di Venezia). Come ci ha illustrato il celebre film “L’albero degli zoccoli” questi trovatelli venivano adottati volentieri sia perché nel mondo contadino c’era bisogno di braccia, sia perché al momento dell’adozione e per qualche anno il Pio Istituto consegnava talvolta alla famiglia affidataria anche una piccola somma di denaro per il sostentamento del neonato. Nella condizione di precarietà assoluta questo esiguo contributo poteva costituire un aiuto indispensabile per la sopravvivenza momentanea di tutta la famiglia. Non è escluso che anche i Fontana Cuc di Solighetto, quand’erano a Corbanese, si siano accostati più volte a questo tipo di adozione. Quelli rimasti a Corbanese lo fecero senz’altro più volte, come appare da qualche atto di morte di cui riportiamo tre esempi: 6.9.1805. Gregorio del Pio ospedale di Venezia, consegnato a Maria moglie legittima di Matteo Fontana detto Cuc di questa villa, rese l’anima al cielo per male naturale…16.9.1811. Veneranda del Pio Ospedale di Venezia di mesi otto, tenuta da Matteo del fu Antonio Fontana detto Cuc, passò a miglior vita… 1.8.1815. Pierina Della Pietà di Venezia, affidata a Maria moglie di Matteo Fontana detto Cuc, di anni due… Domenico “girovago del mondo” A Davide, classe 1919, era stato tramandato che i Fontana potevano essere giunti qui provenendo da lontano. Qualche piccolo elemento può fornire un’interpretazione in proposito. Giustina Cuc 1864 aveva sposato un Lazzaris di Forno di Zoldo che per tre anni aveva dimorato a Hunter Hostern, “diocesi di Darmanstar, in Prussia” (dovrebbe essere l’attuale città di Darmstadt, poco a sud di Francoforte). Marco Antonio Cuc aveva sposato nel 1898 Albina Pasin, che era nata a Strau in Austria. Forse i Fontana avevano avuto a che fare direttamente o indirettamente col fenomeno migratorio. C’è poi un particolare interessante. Di Domenico Cuc 1775 c. l’arciprete di Pieve, di solito parco nelle annotazioni, segnala in un atto anagrafico che egli “va girovago pel mondo”. Se il sacerdote lo annota, vuol dire che il fatto faceva “notizia”. A parte il concetto di lontananza, molto relativo nei tempi andati, tutto questo potrebbe aver alimentato l’impressione, poi tramandata, che nei secoli scorsi i Fontana in generale fossero giunti “da lontano” e non dalla zona di Arfanta, come si è visto. Altri Fontana a Solighetto nel tardo Ottocento Anche nei registri parrocchiali di Solighetto i nostri Fontana sono denominati Cuc, soprannome che conservano, in molti atti ufficiali, fino a metà del Novecento per essere distinti dagli altri Fontana, non originari della parrocchia di Corbanese. Nel territorio di Pieve, infatti, esistevano ed erano esistite almeno dal 1600 altre famiglie Fontana. Ecco, ad es., alcuni Fontana che compaiono nei registri della parrocchia di Pieve (di cui Solighetto faceva parte) nei secoli XVI-XVIII. Non sono quasi certamente Fontana Cuch ma li registriamo ugualmente per scrupolo: Pasqua di Pietro, nata nel 1576. Carlo di Domenico e di Giovanna, nato nel 1631. Gabriele (1772), Giobatta (1774) e Gertrude (1776) di Giacomo e Catterina Viezzer (?). Un altro colmello dei Fontana viene a Solighetto da Arfanta intorno al 1880. Si tratta di Fontana Giovanni Marco , nato ad Arfanta nel 1857, fu Francesco e fu Regina De Luca detta Luchet. Ex militare, figura domiciliato a Solighetto quando nel 1893 sposa Luigia Ciotta detta Cadorin nata a Refrontolo nel 1868. Fontana Giovanni Marco viene a Solighetto con diversi fratelli: Giacomo muore a Solighetto nel 1918. Stefano muore celibe a 50 anni la notte di Pasqua del 1908. Catterina muore a 43 anni nel 1901: aveva sposato Luigi Bottega Miottin di Solighetto. Fontana Giovanni Marco e Ciotta Luigia hanno molti figli, tutti nati a Solighetto. Regina muore a 26 giorni nel 1896. Regina Maria, nata nel 1899, sposa Meneguz Giovanni nato ad Arfanta nel 1887. Angela muore a 12 giorni nel 1897. Altri figli sono: Maria Amabile nata nel 1894, Francesco nato nel 1902, Virginia nel 1904, Brigido nel 1906 e Rosa nel 1909. Questo Fontana Giovanni Marco potrebbe essere imparentato con i nostri Fontana Cuch, andando indietro di due secoli. Il suo è comunque un ramo a parte rispetto ai nostri. A Solighetto, a fine Ottocento, c’è anche un altro colmello Fontana. Era giunto a Solighetto da Belluno con Fontana Antonio nel 1888. Antonio era nato a Belluno nel 1858 e, appunto nel 1888, aveva sposato a Solighetto Padoin Angela nata a Solighetto nel 1865. Non vi è relazione di parentela fra questo Fontana Antonio e i nostri Fontana Cuc. Da villici ad artigiani La condizione dei Fontana di Solighetto nel primo Ottocento è quella di “villici”. A fine Ottocento essi risultano “proprietari” di una casa (il che non è poco, per quei tempi) nella Contrada alta, accanto alla villa Brandolini. Si trattava di una casa nuova, perché essa non figura esistente nel catasto napoleonico del 1812. Tra l’altro, in quel periodo, nessun Fontana figura proprietario di beni immobili a Solighetto. La casa, come si sa, sarà distrutta dalle granate italiane d’oltre Piave nel 1918. Ricostruita intorno al 1927, di nuovo incendiata durante la rappresaglia tedesca del 1944, risorgerà nel secondo dopoguerra. Quindi in poco più di mezzo secolo la condizione dei Fontana cambia notevolmente. Ciò avviene grazie all’incontro e alla collaborazione con i Possamai intorno alla metà dell’Ottocento, collaborazione destinata a durare un secolo. In questo periodo i Possamai con Antonio, marito di Teresa Dolce, autore tra l’altro di due statue nella chiesa di San Rocco di Conegliano, sono tagliapietra e provetti artigiani del marmo. Antonio è in cordiali rapporti con lo scultore Marco Casagrande di Campea, appena ritornato pieno di gloria dall’Ungheria. Da Antonio discenderanno i celebri Paolo e Giovanni Possamai. Coetaneo di Antonio è Davide Fontana, nato a Solighetto (parrocchia di Pieve di Soligo) l’ 8 maggio 1824, che gestisce una bottega artigianale del legno. Antonio e Davide sono amici e un po’, diremmo oggi, “soci in affari”. Un rapporto che si consoliderà ulteriormente con ben due matrimoni. Infatti Romano 1856, figlio di Davide, sposa Marta Possamai, figlia di Antonio. E qualche anno dopo, nel 1887, un’altra figlia di Davide, Francesca Luigia 1860, sposa Vittorio Possamai, altro figlio di Antonio. Possiamo immaginare la bottega di Davide in piena attività intorno agli anni Settanta-Ottanta dell’Ottocento. Vi lavorano Davide (che morirà nel 1902 a 78 anni), il giovane Romano (anche lui longevo, morirà nel 1930 a 74 anni), altri figli maschi di Davide e forse qualche genero… I conti Brandolini hanno bisogno di loro, come dei Possamai. C’è la manutenzione e l’arredamento della villa. C’è soprattutto da decorare la nuova chiesa, sorta grazie alla munificenza del conte Gerolamo Brandolini Rota e consacrata dal vescovo Bellati nel 1858. E la chiesa ha bisogno dei marmi, delle statue e degli altari dei Possamai, ma anche del coro e delle suppellettili in legno dei Fontana. E poi c’è da arredare, sempre costruito dai Brandolini, tutto il grande caseggiato (compresa la canonica), che delimita a sud la piazza… Mastro Davide e mastro Romano avranno certamente lavorato a pieno ritmo conquistando anche qualche piccola momentanea soddisfazione economica che avrebbe portato alla costruzione, come si è detto, della casa in Contrada alta. Attilio ed Emilio A fine Ottocento il salto di qualità dal punto di vista economico e culturale è da tempo compiuto. Si fatica ancora a sbarcare il lunario, ma la via è tracciata ed i figli di Romano, Attilio ed Emilio, ed i loro discendenti, sono in grado di continuare la tradizione artistica dei Fontana per gran parte del Novecento. Antonio Lucchetta ricorda che la contessa moglie del conte Paolo Brandolini era solita attribuire a Romano il detto: “Quello sa fare le ali a una mosca…”. Dove abitavano gli antichi Fontana? Si è tentato di individuare il toponimo Fontana e quindi il luogo molto probabile, se non certo, in cui i nostri Fontana abitavano anticamente, cioè nei secoli XVI-XVII. L’unica fonte è costituita dalle mappe napoleoniche risalenti al periodo intorno al 1813 che riportano decine e decine di toponimi molti dei quali risalivano certamente ai secoli precedenti. Nel territorio di Tarzo e di Corbanese non risulta alcuna località Fontana. Abbiamo invece ad Arfanta il toponimo Fontana, citato nei Sommarioni (mappali 125 e 126). (Per inciso, nei sommarioni napoleonici compare un solo Fontana proprietario di beni immobili, e cioè Fontana Giovanni di Antonio abitante ad Arfanta) Il foglio ridotto del catasto napoleonico di Arfanta è molto usurato e tuttavia è possibile riconoscere l’ubicazione dei mappali 125 e 126. Essi si trovano a sud-ovest del centro di Arfanta lungo la strada comunale detta Ponti . Contiguo al terreno in questione c’era una casa colonica, da cui si diramava una carrareccia che scendeva ad ovest fino alla località Pecol. Riscontri sul posto hanno dato esito positivo. Proprio nel luogo indicato dalle mappe napoleoniche esiste ancora oggi una fontana , il luogo quindi di origine dei Fontana. Si tratta di una piccola sorgente, una polla d’acqua ai piedi di un avvallamento, recintata, si suppone per ragioni di sicurezza, con una rete metallica. Essa si trova proprio tra la attuale via Pecol (la napoleonica Strada dei Ponti) ed il borgo denominato ancor oggi Pecol. Il proprietario attuale acquistò quel fondo nel 1950. Nel 1952 emigrò in Germania fino ai giorni nostri. Egli ricorda che ancora nel periodo 1950-52 la gente dei dintorni si riforniva d’acqua per sé e per gli animali proprio a quella fonte (comunicazione personale, 2.2.2004). I Fontana, gente “buona” Abbiamo iniziato questa rapida carrellata sull’albero genealogico dei Fontana nel 1647 con Paulin, che, a quanto pare, aveva la fama di uomo pio. Ci piace concluderla, a fine Ottocento, con Maria Cuc, nata nel 1811, figlia di Giobatta e Antonia Galiazzi e quindi sorella, di 13 anni più vecchia, del “nostro” mastro Davide. Anche Maria era una donna pia. Muore, annota il parroco, il 21 luglio 1895 “assistita fino ad exitum da Padre Costantino da Motta”. E aggiunge: “Fu molto benemerita per la nostra chiesa”. Archivi parrocchiali di Corbanese, Pieve di Soligo, Solighetto. Archivi di Stato di Treviso e Venezia. Catasto napoleonico e austriaco. Sommarioni. Enrico Dall’Anese 8 maggio 2004 nel 180° anniversario della nascita di Davide Fontana.
Ricerca del Prof. Enrico Dall’Anese
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Fonti della ricerca:
Stemma dei Fontana
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Il cognome “Fontana” Nell’anno 2000 erano quasi 20.000 le famiglie Fontana abbonate al telefono in Italia. Erano 1021 in provincia di Vicenza, solo 226 in provincia di Treviso. Secondo il Caffarelli questo cognome occupa il 22° posto per frequenza in campo nazionale. E’ diffuso soprattutto al Nord; nel Veneto occupa il 30° posto. Cucchus e De Fontana E’ il gennaio 1622. Nella parrocchia di Corbanese viene battezzata una Fontana, Giacoma, figlia di Giovanni che abita a Somera. Padrino è un altro Fontana. Si chiama Giovanni Pietro ed è di Formeniga. Il rettore della parrocchia, che stende l’atto di battesimo in latino, per distinguere i due Fontana identifica Giovanni col soprannome Cucchus e Giovanni Pietro col cognome “De Fontana” (doc. 1). 1622. Die prima Ianuarii Iacoba filia Joannis Cucchi incolae Somerae (et) eius uxoris fuit baptizata in ecclesia Corb. Per me rectorem. Patrinus fuit Jo. Petrus de Fontana de villa Formenicae. Il soprannome Cuc ( Cuch , Cuco , “Cucchus” negli atti scritti in latino) nei secoli scorsi veniva dato abitualmente al marito che era costretto a ‘ndar cuc , cioè ad abitare nella casa dei genitori della sposa. Esiste nella parlata locale anche l’espressione “laoràr pai cuc”, attribuita al padre che avendo, suo malgrado , solo figlie, “lavora per i generi!”. Origine del cognome Fontana Il toponimo dialettale Fontana (dim. fontanèl, fontanèla) indicava in passato la presenza in loco di una sorgente. L’espressione de Fontana , destinata poi a diventare il cognome Fontana, identificava quindi, nei documenti in latino del tardo medioevo, una famiglia che abitava nei pressi di una sorgente o risorgiva conosciuta e frequentata. Nella zona a sud-ovest di Tarzo il cognome Fontana appare già in diversi atti del 1600. Michelon e Tomasi, nella loro recente opera “Gente di Tarzo”, citano un Zuane di Menego Fontana nato ad Arfanta nel 1692 e sposatosi, sempre ad Arfanta, nel 1717. Ma il citato documento del 1622 fa supporre che il cognome fosse più antico e risalisse quindi al secolo o ai secoli precedenti, tanto è vero che la presenza in quell’anno dell’appellativo Cuc dimostra come già da tempo era sorto un soprannome per distinguere un colmello dei Fontana che si era staccato dal ceppo principale. Per la cronaca, in documenti del 1800 si troverà anche, per altri Fontana che esercitavano il mestiere di mugnai, il soprannome di Borca . Origini dei Fontana Si è appena detto che già nel Cinque - Seicento i Fontana sono presenti in tutto il territorio a sud-ovest di Tarzo, pecisamente nelle località Arfanta, Somera, Formeniga e, soprattutto, Corbanese. Anche i nostri Fontana Cuc figurano spesso a Corbanese. L’impressione, però, è che essi fossero particolarmente numerosi ad Arfanta. Arfanta divenne parrocchia nel sec. XV, ma nel 1672 fu ridotta a comparrocchiale o curazia di Corbanese fino al 1947 quando ritornò parrocchia indipendente. Molti Cuc, quindi, pur essendo di Arfanta, venivano registrati nella parrocchia di Corbanese. Vengono portati come esempi di Fontana sparsi nella zona Arfanta-Formeniga i doc. 2, 3, 4, 5. Il 23 novembre 1665 si sposa a Corbanese Domenico figlio di Matteo Fontana della parrocchia di Formeniga . …nullo impedimento detecto, ego Antonio Gironcolo rector Dominicum filium Matthei Fontana de parochia Formenicae et Maria filia Petri Zorgni de Corbanesio interrogavi eosque mutuo abito consensu solemniter per verba de presenti matrimonio coniunxi…. Il 26 settembre 1689 si risposa Domenico del fu Matteo Fontana. Il parroco annota che abitava un tempo nella parrocchia di Ceneda ed ora appartiene a questa di Corbanese. …contractum fuit matrimonium per verba de presenti inter Dominicum filium quondam Mathei Fontana olim de cura Cenetae nunc de hac parochia et Justina filia quondam Dominici… Il 14 febbraio 1692 Maria, figlia di Antonio Fontana, sposa Antonio Dal Col. Il parroco specifica che Maria (e quindi anche i suoi familiari) apparteneva un tempo alla parrocchia di Formeniga ed ora abita invece in quella di Corbanese. Contractum fuit matrimonium per verba de presenti inter Antonium… filium Georgi Dal Col . et Maria filia quondam Antonii Fontana olim de Formenica nunc huius parochiae…. Il 22 febbraio 1722 viene battezzato Domenico figlio di Mattio Fontana detto Cuco e di Maria sua moglie. Padrino è Giambattista del fu Donà Moschet. Il parroco di Corbanese Mattio Rosolen specifica (sono pochissimi a farlo) che Mattio Fontana è di Arfanta (compresa in quel periodo, lo ricordiamo ancora, nella parrocchia di Corbanese). Domenico figlio di Mattio Fontana dicto Cuco della mia cura d’Arfanta nato in circa la meza notte et di Maria sua moglie fu battizato da me Mattia Rosolen parroco et tenuto da Zambattista quondam Donà Moschet. Limiti della ricerca Noi seguiremo, ovviamente, solo l’albero genealogico dei Fontana Cuc di Solighetto, dove un ramo dei Fontana Cuc di Arfanta si stabilì a fine Settecento facendo, a quanto pare, un po’ di fortuna. I registri parrocchiali di Pieve dal 1800 al 1855 e quelli di Solighetto, divenuta parrocchia, dal 1856 a tutto il Novecento, consentono una ricostruzione dei Fontana Cuc abbastanza regolare, anche se si corre il rischio di fare confusione con altri Fontana, abitanti nella parrocchia di Pieve, che non hanno ascendenti comuni con i nostri. Molto più difficile è risalire ai secoli precedenti. Non disponiamo dei registri di Arfanta, quando era parrocchia prima del 1672. I registri di Corbanese partono dal 1600 circa, ma si presentano lacunosi o generici. Spesso, ad esempio, soprattutto per le donne, l’estensore trascura il cognome o la paternità o l’età anagrafica. Si aggiunga il fatto che tra il 1600 ed il 1800 i Fontana Cuc scompaiono più volte, forse andando ad abitare temporaneamente altrove, per poi ricomparire dopo qualche decennio. I risultati della ricerca sono quindi soddisfacenti, ma incompleti. Soddisfacenti, perché si è riusciti a ricostruire un albero genealogico di 11 generazioni. Questo è stato consentito incrociando i dati disponibili dei battesimi, matrimoni e morti; tenendo presente l’usanza anche dei Fontana di tramandare talvolta il nome del nonno ad un nipote; seguendo il soprannome Cuc spesso riportato dal parroco accanto al cognome Fontana. Soddisfacenti, perché si hanno ottime probabilità di aver individuato perfino il luogo di residenza degli antichi Fontana, da cui si è staccato il ramo dei Fontana Cuc. Incompleti, perché la genealogia è delineata solo nelle linee essenziali. Infatti sono stati trascurati od omessi dei “rami” laterali che i dati non consentivano di ricostruire completamente. Paulin, il patriarca. Come sempre accade nella genealogia di un casato, non si può che partire, risalendo a ritroso la storia della famiglia, dal primo antenato di cui i documenti fanno menzione. Nel nostro caso il “patriarca” è Paulo , un nome che ricorrerà in molti discendenti ed era forse consuetudinario anche nei suoi ascendenti. Paulo doveva essere molto basso di statura, poiché appare negli atti quasi sempre col diminutivo di Paulin . Di lui sappiamo ben poco; sappiamo anzi solo che è molto longevo, date le aspettative di vita di allora. Muore, scrive il parroco Rosolen, nel 1730 all’età di 83 anni circa; era quindi nato, anno più anno meno, nel 1647 (documento 6). Forse era una persona pia, poiché il parroco specifica che fu sepolto nel cimitero di Corbanese con l’intervento suo e di altri religiosi , annotazione questa che raramente compare in altri atti registrati da questo parroco. Addì 9 settembre 1730. Paulino Fontana d’anni 83 in circa ricevuti li santissimi sacramenti della chiesa passò da questa ad altra vita, et il suo cadavere fu sepolto in questo cimiterio con l’intervento di me Mattio Rosolen parroco et altri religiosi. Nel 1684 da Paulin nasce Antonio che il 26 aprile 1706 sposa una ragazza della stessa età, Giacoma doc. 7). Contractum fuit matrimonium inter Antonium filium Paulini de Fontana de hac parochia et Jacoba filia Valentini de Dominichino de plebe antedicta nunc incola Corbanesii Ma Giacoma è sfortunata e muore all’età di soli 26 anni, dopo 4 anni di matrimonio, nella parrocchia di Corbanese. Antonio attende tre anni e poi si risposa con Maria. E’ questo un matrimonio fertile con almeno sei figli. Il quartogenito, Paulino, darà vita ad un ramo piuttosto consistente. Ma è l’ultimogenito Mattio, nato intorno al 1725 e sposato nel 1748 con Elisabetta Vanzella, ad avere una discendenza che si è perpetuata fino a noi. I Fontana Cuc a Solighetto E’ nel tardo Settecento, intorno al 1790, che alcuni Cuc di Arfanta, villici, si trasferiscono a Solighetto, molto probabilmente fittavoli dei Conti Brandolini. Si tratta dei (o di alcuni) figli proprio di Mattio (o Matteo) che moriranno tutti nella parrocchia di Pieve di Soligo (Solighetto non era ancora parrocchia): Giovanni nel 1806, Giovanna Angela nel 1809 (o 1804), Vincenzo nel 1813 e Giuseppe nel 1814. Sarà proprio quest’ultimo, Giuseppe, nato ad Arfanta intorno al 1750 e marito di Margherita Gallon, detta Bastianuz, ad avviare una lunga discendenza a Solighetto. Egli giunge a Solighetto portando con almeno sei giovani figli, tutti nati ad Arfanta. Quattro di questi (Domenico, Giobatta, Matteo, Valentino) si sposeranno a Solighetto ed incrementeranno la presenza dei Fontana Cuc in questo paese. Altri Cuc a Corbanese Alcuni Cuc, imparentati con i nostri di Solighetto, restano nella zona di Corbanese e dintorni. A quanto pare, dagli atti, non sono numerosi. Alcuni appartengono senz’altro al colmello discendente da Fontana Cuc Pietro del fu Sebastiano. Poiché Sebastiano, marito di Maria Perencin, non compare negli atti di nascita e di morte di Corbanese, è probabile che anche questi Cuc provenissero da Arfanta o da Formeniga. Sebastiano è figlio o, forse, nipote del menzionato Giuseppe nato nel 1750 c.a. Pietro sposa nel 1829 Angela Bottega detta Miot da cui avrà i figli: Sebastiano 1832, Angelo 1836, Anna Maria 1839, Giuseppe 1842, Maria 1844. Il figlio Sebastiano sposerà nel 1860 Giovanna Tardivel da cui avrà i figli Pietro Paolo 1862, Angelo 1864, Cattarina 1868, Angela 1867, Angela 1868, Giovanni 1870, Andrea 1872, Francesco Giuseppe 1875. Un altro figlio di Pietro, Angelo, sposerà nel 1872 Maria Luigia Collodel da cui avrà i figli: Giovanna 1872, Giuseppe 1874, Pietro 1876 e Luigi 1878. Citeremo fra poco altri Cuc rimasti a Corbanese. Perché alcuni Cuc si trasferiscono a Solighetto? I Cuc sono, come si è detto, “villici”, cioè contadini. Non dovremmo essere lontani dal vero affermando che essi accettano o chiedono di trasferirsi a Solighetto di fronte allo spettro della fame. E’ la fine che fanno diversi Cuc rimasti in quel di Corbanese, qualche anno dopo che i nostri erano partiti per Solighetto. Solo per citare un anno, il 1817, caratterizzato da gravissima penuria di viveri e dal tifo, ben quattro Cuc muoiono di fame a Corbanese: Giuseppe a 6 anni per “consunzione da inedia”, Augusta a 10 anni per “consunzione”, Maria Maddalena a 5 anni per “inedia” e Catarina a 56 anni per “pellagra ed idropisia”. Una conferma indiretta della tragica situazione socioeconomica in quel periodo ci viene dal registro dei morti, con un notevole incremento dei decessi. Molti di questi sono pargoletti o bambini “adottati” dalle famiglie contadine. Si tratta di trovatelli che portano il cognome di Del Pio Luogo o Della Pietà o Del Pio Ospitale (di Treviso o di Venezia). Come ci ha illustrato il celebre film “L’albero degli zoccoli” questi trovatelli venivano adottati volentieri sia perché nel mondo contadino c’era bisogno di braccia, sia perché al momento dell’adozione e per qualche anno il Pio Istituto consegnava talvolta alla famiglia affidataria anche una piccola somma di denaro per il sostentamento del neonato. Nella condizione di precarietà assoluta questo esiguo contributo poteva costituire un aiuto indispensabile per la sopravvivenza momentanea di tutta la famiglia. Non è escluso che anche i Fontana Cuc di Solighetto, quand’erano a Corbanese, si siano accostati più volte a questo tipo di adozione. Quelli rimasti a Corbanese lo fecero senz’altro più volte, come appare da qualche atto di morte di cui riportiamo tre esempi: 6.9.1805. Gregorio del Pio ospedale di Venezia, consegnato a Maria moglie legittima di Matteo Fontana detto Cuc di questa villa, rese l’anima al cielo per male naturale… 16.9.1811. Veneranda del Pio Ospedale di Venezia di mesi otto, tenuta da Matteo del fu Antonio Fontana detto Cuc, passò a miglior vita… 1.8.1815. Pierina Della Pietà di Venezia, affidata a Maria moglie di Matteo Fontana detto Cuc, di anni due… Domenico “girovago del mondo” A Davide, classe 1919, era stato tramandato che i Fontana potevano essere giunti qui provenendo da lontano. Qualche piccolo elemento può fornire un’interpretazione in proposito. Giustina Cuc 1864 aveva sposato un Lazzaris di Forno di Zoldo che per tre anni aveva dimorato a Hunter Hostern, “diocesi di Darmanstar, in Prussia” (dovrebbe essere l’attuale città di Darmstadt, poco a sud di Francoforte). Marco Antonio Cuc aveva sposato nel 1898 Albina Pasin, che era nata a Strau in Austria. Forse i Fontana avevano avuto a che fare direttamente o indirettamente col fenomeno migratorio. C’è poi un particolare interessante. Di Domenico Cuc 1775 c. l’arciprete di Pieve, di solito parco nelle annotazioni, segnala in un atto anagrafico che egli “va girovago pel mondo”. Se il sacerdote lo annota, vuol dire che il fatto faceva “notizia”. A parte il concetto di lontananza, molto relativo nei tempi andati, tutto questo potrebbe aver alimentato l’impressione, poi tramandata, che nei secoli scorsi i Fontana in generale fossero giunti “da lontano” e non dalla zona di Arfanta, come si è visto. Altri Fontana a Solighetto nel tardo Ottocento Anche nei registri parrocchiali di Solighetto i nostri Fontana sono denominati Cuc, soprannome che conservano, in molti atti ufficiali, fino a metà del Novecento per essere distinti dagli altri Fontana, non originari della parrocchia di Corbanese. Nel territorio di Pieve, infatti, esistevano ed erano esistite almeno dal 1600 altre famiglie Fontana. Ecco, ad es., alcuni Fontana che compaiono nei registri della parrocchia di Pieve (di cui Solighetto faceva parte) nei secoli XVI-XVIII. Non sono quasi certamente Fontana Cuch ma li registriamo ugualmente per scrupolo: Pasqua di Pietro, nata nel 1576. Carlo di Domenico e di Giovanna, nato nel 1631. Gabriele (1772), Giobatta (1774) e Gertrude (1776) di Giacomo e Catterina Viezzer (?). Un altro colmello dei Fontana viene a Solighetto da Arfanta intorno al 1880. Si tratta di Fontana Giovanni Marco , nato ad Arfanta nel 1857, fu Francesco e fu Regina De Luca detta Luchet. Ex militare, figura domiciliato a Solighetto quando nel 1893 sposa Luigia Ciotta detta Cadorin nata a Refrontolo nel 1868. Fontana Giovanni Marco viene a Solighetto con diversi fratelli: Giacomo muore a Solighetto nel 1918. Stefano muore celibe a 50 anni la notte di Pasqua del 1908. Catterina muore a 43 anni nel 1901: aveva sposato Luigi Bottega Miottin di Solighetto. Fontana Giovanni Marco e Ciotta Luigia hanno molti figli, tutti nati a Solighetto. Regina muore a 26 giorni nel 1896. Regina Maria, nata nel 1899, sposa Meneguz Giovanni nato ad Arfanta nel 1887. Angela muore a 12 giorni nel 1897. Altri figli sono: Maria Amabile nata nel 1894, Francesco nato nel 1902, Virginia nel 1904, Brigido nel 1906 e Rosa nel 1909. Questo Fontana Giovanni Marco potrebbe essere imparentato con i nostri Fontana Cuch, andando indietro di due secoli. Il suo è comunque un ramo a parte rispetto ai nostri. A Solighetto, a fine Ottocento, c’è anche un altro colmello Fontana. Era giunto a Solighetto da Belluno con Fontana Antonio nel 1888. Antonio era nato a Belluno nel 1858 e, appunto nel 1888, aveva sposato a Solighetto Padoin Angela nata a Solighetto nel 1865. Non vi è relazione di parentela fra questo Fontana Antonio e i nostri Fontana Cuc. Da villici ad artigiani La condizione dei Fontana di Solighetto nel primo Ottocento è quella di “villici”. A fine Ottocento essi risultano “proprietari” di una casa (il che non è poco, per quei tempi) nella Contrada alta, accanto alla villa Brandolini. Si trattava di una casa nuova, perché essa non figura esistente nel catasto napoleonico del 1812. Tra l’altro, in quel periodo, nessun Fontana figura proprietario di beni immobili a Solighetto. La casa, come si sa, sarà distrutta dalle granate italiane d’oltre Piave nel 1918. Ricostruita intorno al 1927, di nuovo incendiata durante la rappresaglia tedesca del 1944, risorgerà nel secondo dopoguerra. Quindi in poco più di mezzo secolo la condizione dei Fontana cambia notevolmente. Ciò avviene grazie all’incontro e alla collaborazione con i Possamai intorno alla metà dell’Ottocento, collaborazione destinata a durare un secolo. In questo periodo i Possamai con Antonio, marito di Teresa Dolce, autore tra l’altro di due statue nella chiesa di San Rocco di Conegliano, sono tagliapietra e provetti artigiani del marmo. Antonio è in cordiali rapporti con lo scultore Marco Casagrande di Campea, appena ritornato pieno di gloria dall’Ungheria. Da Antonio discenderanno i celebri Paolo e Giovanni Possamai. Coetaneo di Antonio è Davide Fontana, nato a Solighetto (parrocchia di Pieve di Soligo) l’ 8 maggio 1824, che gestisce una bottega artigianale del legno. Antonio e Davide sono amici e un po’, diremmo oggi, “soci in affari”. Un rapporto che si consoliderà ulteriormente con ben due matrimoni. Infatti Romano 1856, figlio di Davide, sposa Marta Possamai, figlia di Antonio. E qualche anno dopo, nel 1887, un’altra figlia di Davide, Francesca Luigia 1860, sposa Vittorio Possamai, altro figlio di Antonio. Possiamo immaginare la bottega di Davide in piena attività intorno agli anni Settanta-Ottanta dell’Ottocento. Vi lavorano Davide (che morirà nel 1902 a 78 anni), il giovane Romano (anche lui longevo, morirà nel 1930 a 74 anni), altri figli maschi di Davide e forse qualche genero… I conti Brandolini hanno bisogno di loro, come dei Possamai. C’è la manutenzione e l’arredamento della villa. C’è soprattutto da decorare la nuova chiesa, sorta grazie alla munificenza del conte Gerolamo Brandolini Rota e consacrata dal vescovo Bellati nel 1858. E la chiesa ha bisogno dei marmi, delle statue e degli altari dei Possamai, ma anche del coro e delle suppellettili in legno dei Fontana. E poi c’è da arredare, sempre costruito dai Brandolini, tutto il grande caseggiato (compresa la canonica), che delimita a sud la piazza… Mastro Davide e mastro Romano avranno certamente lavorato a pieno ritmo conquistando anche qualche piccola momentanea soddisfazione economica che avrebbe portato alla costruzione, come si è detto, della casa in Contrada alta. Attilio ed Emilio A fine Ottocento il salto di qualità dal punto di vista economico e culturale è da tempo compiuto. Si fatica ancora a sbarcare il lunario, ma la via è tracciata ed i figli di Romano, Attilio ed Emilio, ed i loro discendenti, sono in grado di continuare la tradizione artistica dei Fontana per gran parte del Novecento. Antonio Lucchetta ricorda che la contessa moglie del conte Paolo Brandolini era solita attribuire a Romano il detto: “Quello sa fare le ali a una mosca…”. Dove abitavano gli antichi Fontana? Si è tentato di individuare il toponimo Fontana e quindi il luogo molto probabile, se non certo, in cui i nostri Fontana abitavano anticamente, cioè nei secoli XVI-XVII. L’unica fonte è costituita dalle mappe napoleoniche risalenti al periodo intorno al 1813 che riportano decine e decine di toponimi molti dei quali risalivano certamente ai secoli precedenti. Nel territorio di Tarzo e di Corbanese non risulta alcuna località Fontana. Abbiamo invece ad Arfanta il toponimo Fontana, citato nei Sommarioni (mappali 125 e 126). (Per inciso, nei sommarioni napoleonici compare un solo Fontana proprietario di beni immobili, e cioè Fontana Giovanni di Antonio abitante ad Arfanta) Il foglio ridotto del catasto napoleonico di Arfanta è molto usurato e tuttavia è possibile riconoscere l’ubicazione dei mappali 125 e 126. Essi si trovano a sud-ovest del centro di Arfanta lungo la strada comunale detta Ponti . Contiguo al terreno in questione c’era una casa colonica, da cui si diramava una carrareccia che scendeva ad ovest fino alla località Pecol. Riscontri sul posto hanno dato esito positivo. Proprio nel luogo indicato dalle mappe napoleoniche esiste ancora oggi una fontana , il luogo quindi di origine dei Fontana. Si tratta di una piccola sorgente, una polla d’acqua ai piedi di un avvallamento, recintata, si suppone per ragioni di sicurezza, con una rete metallica. Essa si trova proprio tra la attuale via Pecol (la napoleonica Strada dei Ponti) ed il borgo denominato ancor oggi Pecol. Il proprietario attuale acquistò quel fondo nel 1950. Nel 1952 emigrò in Germania fino ai giorni nostri. Egli ricorda che ancora nel periodo 1950-52 la gente dei dintorni si riforniva d’acqua per e per gli animali proprio a quella fonte (comunicazione personale, 2.2.2004). I Fontana, gente “buona” Abbiamo iniziato questa rapida carrellata sull’albero genealogico dei Fontana nel 1647 con Paulin, che, a quanto pare, aveva la fama di uomo pio. Ci piace concluderla, a fine Ottocento, con Maria Cuc, nata nel 1811, figlia di Giobatta e Antonia Galiazzi e quindi sorella, di 13 anni più vecchia, del “nostro” mastro Davide. Anche Maria era una donna pia. Muore, annota il parroco, il 21 luglio 1895 “assistita fino ad exitum da Padre Costantino da Motta”. E aggiunge: “Fu molto benemerita per la nostra chiesa”. Archivi parrocchiali di Corbanese, Pieve di Soligo, Solighetto. Archivi di Stato di Treviso e Venezia. Catasto napoleonico e austriaco. Sommarioni. Enrico Dall’Anese 8 maggio 2004 nel 180° anniversario della nascita di Davide Fontana.
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EMILIO ED ATTILIO FONTANA ARTISTI DEL ‘900
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