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È questo il titolo significativo della mostra retrospettiva, dedicata agli artisti Attilio ed Emilio
Fontana, che sarà inaugurata domenica 25 novembre in villa Brandolini a Solighetto.
Nelle sale del settecentesco edificio si potranno ammirare diverse tele del pittore Emilio,
particolarmente affezionato alla sua terra e al suo "ambiente", che rievocano soprattutto
suggestivi scorci paesaggistici di un mondo
rurale ormai scomparso.
Sono poi esposte preziose opere in bronzo
e in gesso e altri lavori intarsiati dallo
scultore Attilio, provenienti da collezioni
private.
Poesia: Par nò desmentegar
Così il maestro Sergio De Stefano, di
Solighetto, ricorda nella sua raccolta di
poesie dialettali PAR NO' DESMENTEGAR
i fratelli Attilio ed Emilio Fontana.
È il periodo fra le due guerre, quando
Solighetto viene definita la "culla
dell'artigianato artistico" con i Possamai e i
Fontana fra gli esponenti più significativi.
A quel tempo la tradizione dei Fontana, nel
campo dell'artigianato, era già assicurare.
Verso la metà dell'ottocento Davide e il figlio
Romano lavoravano, con molti allievi, nella loro
bottega artigiana come mobilieri ed esperti nel
lavoro di intarsio.
L'opera di Romano fu appunto continuata dai figli Attilio ed Emilio.
Attilio, che frequentò l'Accademia di Venezia dal 1905 al 1910, dove fu premiato con apprezzati
riconoscimenti, divenne il miglior artigiano solighettese nel campo del legno, ma fu anche autore
di sculture in marmo e in creta, di bronzetti e lavori di intaglio.
Il fratello Emilio apprese alcuni elementi di tecnica decorativa alla scuola serale di Treviso, ma fu
complessivamente un autodidatta.
Ancor giovane collaborò con l'architetto Rupolo di Caneva al tinteggio di alcune chiese.
Dopo una parentesi in Libia dove, nel 1925 lavorò alla decorazione e all'affresco del municipio di
Bengasi in società con i Possamai e il fratello creò un laboratorio di mobili artistici tra i quali
risalta la camera S.Orsola ( copia fedele del quadro del Carpaccio ) e i cassettoni e mobili in
vario stile che costituiscono l'arredo della villa Toti Dal Monte di Barbisanello.
Nel secondo dopoguerra continuò la sua attività decorativa in molte chiese e a la fine del
Quartier del Piave e sviluppò una vasta attività pittorica.
I Fontana furono anche amministratori comunali e figurano tra i più validi collaboratori di quella
scuola che doveva formare, tra le due guerre, una schiera di ottimi lavoratori del legno che
avrebbe dato un impulso determinante all'industria locale nei secondo dopoguerra: la Scuola di
disegno di Pieve di Soligo.
Furono proprio alcuni ex allievi dei Fontana, che in seguito si affermarono in campo economico,
a caldeggiare insistentemente nei decenni scorsi una mostra retrospettiva dei due artisti.
Non se ne fece nulla.
Questa rassegna, voluta dall'attuale Amministrazione pievigina, si configura quindi anche come
doveroso atto riparatorio alla memoria di due artisti, personaggi illustri quanto umili di questa
terra, troppo presto dimenticati.
"IL MESTIERE E L'ARTE".
Articolo dall’Azione, novembre 2001
Foto in alto: una lezione di disegno del 1948
Sotto da destra, Attilio ed Emilio Fontana
Enrico Dall'Anese